sabato 23 giugno 2007

Sedici gradi a Parigi. Mentre dall'Italia parlano di gocce di sudore che bagnano le canottiere, qui una giacca di velluto non basta a contrastare il freddo e le scarpe marciscono in rivoli di pioggia.
Sembra un po' di essere a marzo e un po' di essere a Londra. Il caldo delle strade e delle notizie parigine è sparito di botto per lasciare il posto a un cielo grigio e a notizie monotone.
Un figlio illegittimo di Sarkozy e i verbali del processo a Corona ravvivano un po' la giornata, molto piu' interessanti dei ripetuti discorsi del Presidente e della sconfitta candidata socialista.
Dopo la tensione da campagna elettorale e il sole della Festa della Musica, pare che il 21 giugno anzichè portare l'estate abbia portato l'inverno. Ad ogni modo la transizione c'è stata e la Festa è riuscita; ultimo giorno di sole prima della nuova stagione.
E allora Parigi era inondata da entusiasti ragazzi che si improvvisavano artisti e suonavano e cantavano per tutte le strade. Come quelli che hanno preso un microfono e un amplificatore e si sono messi a cantare davanti al loro Liceo accanto a Bastille, attirando festaioli e telecamere, mentre il concerto ben organizzato che invadeva la piazza antistante non aveva lo stesso interesse.
Questa città pigra e sonnolenta ogni tanto si sveglia nel sonno e fa qualcosa prima di girarsi dall'altro lato e continuare a sognare impressionisti e simbolisti.
Si è adesso riempita di biciclette, una stazione ogni 300 metri, e le Gallerie d'arte invadono con la stessa densità le strade del marais, ma non incidono ugualmente sulla mia vità quotidiana.

1 commento:

Unknown ha detto...

C'HAI RAGIONE!!!!!