giovedì 28 giugno 2007

Mi fa strano usare le parole di altri per parlare... ma ho ripensato a Troisi ne ''Il Postino di Neruda'' che diceva: ''La poesia non è di chi l'ha scritta, è di chi gli serve''... o qcs del genere...


Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita'.
Pablo Neruda

sabato 23 giugno 2007

Sedici gradi a Parigi. Mentre dall'Italia parlano di gocce di sudore che bagnano le canottiere, qui una giacca di velluto non basta a contrastare il freddo e le scarpe marciscono in rivoli di pioggia.
Sembra un po' di essere a marzo e un po' di essere a Londra. Il caldo delle strade e delle notizie parigine è sparito di botto per lasciare il posto a un cielo grigio e a notizie monotone.
Un figlio illegittimo di Sarkozy e i verbali del processo a Corona ravvivano un po' la giornata, molto piu' interessanti dei ripetuti discorsi del Presidente e della sconfitta candidata socialista.
Dopo la tensione da campagna elettorale e il sole della Festa della Musica, pare che il 21 giugno anzichè portare l'estate abbia portato l'inverno. Ad ogni modo la transizione c'è stata e la Festa è riuscita; ultimo giorno di sole prima della nuova stagione.
E allora Parigi era inondata da entusiasti ragazzi che si improvvisavano artisti e suonavano e cantavano per tutte le strade. Come quelli che hanno preso un microfono e un amplificatore e si sono messi a cantare davanti al loro Liceo accanto a Bastille, attirando festaioli e telecamere, mentre il concerto ben organizzato che invadeva la piazza antistante non aveva lo stesso interesse.
Questa città pigra e sonnolenta ogni tanto si sveglia nel sonno e fa qualcosa prima di girarsi dall'altro lato e continuare a sognare impressionisti e simbolisti.
Si è adesso riempita di biciclette, una stazione ogni 300 metri, e le Gallerie d'arte invadono con la stessa densità le strade del marais, ma non incidono ugualmente sulla mia vità quotidiana.